CHI SONO

sono la dott.ssa Patrizia Curcio, specialista in diagnosi prenatale.
Ho conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1988 e la Specializzazione nel 1992 a Palermo. Durante la specializzazione, con una borsa di studio annuale dell’AIRC, ho lavorato ad un progetto di ricerca all’Institut Gustave Roussy (Villejuif-Parigi), Centro di riferimento oncologico internazionale.

E’ stata un’esperienza unica perché ero ragazzina e confrontarsi con realtà e culture diverse ha probabilmente influenzato profondamente la mia prospettiva sulle cose. Poi, un’infinità di corsi ed esperienze professionali nazionali ed internazionali fino ad approdare a Londra nel 1999 per un Master in Medicina Materno-Fetale al King’s College, centro diretto dal Professore Kypros Nicolaides, un’icona della diagnosi prenatale. Sono rimasta in Inghilterra fino al conseguimento del Diploma nel 2002 e poi sono rientrata imbottita di sogni, idee da realizzare, ricerche da inseguire, desiderio di poter creare, a casa, quello che in parte avevo vissuto nel mio periodo di training in ospedale a Londra. Se l’esperienza in Francia mi aveva regalato un’avventura dentro una nuova vita, l’esperienza a Londra è stata dura, impegnativa, formativa oltre ogni limite, elettrizzante ogni giorno perché nella stanchezza delle difficoltà ci stava l’eccitazione della conoscenza, la potenza di sentirsi al centro di uno dei posti più ricercati al mondo, la determinazione a spingere ogni minima capacità posseduta verso la possibilità di essere una persona professionalmente migliore. Era una specie di malattia contagiosa, ti svegliavi sfinita ma sapevi che andavi a dormire “più grande”. Ho sempre creduto che questa sorta di frenesia che ti piomba addosso è la stessa che spinge alcuni esseri umani a compiere imprese che, per i più, hanno il sapore della follia.

Ho partecipato, per anni, al lavoro di EMERGENCY (poliambulatorio realizzato da Gino Strada per gli extracomunitari) con un gruppo di medici volontari, ho frequentato centri privati e ospedali pubblici, ho avuto piccoli riconoscimenti locali e nazionali, ho ricevuto premi e pubblicato diversi lavori scientifici (lo studio sull’assenza dell’osso nasale nei feti con la sindrome di Down nel primo trimestre di gravidanza è il frutto di una ricerca fatta a Londra con un’altra collega, dssa S.Cicero)… malgrado ciò, la vita professionale non mi ha regalato tanto di quello che avrei immaginato ma questa è un’altra storia e bisognerebbe inoltrarsi nelle dinamiche della realtà siciliana e affrontare la mia scarsa inclinazione al compromesso. Acqua passata.

Se penso quindi alla mia formazione, come per ogni professione credo, ci sono stati incontri e ci sono state conoscenze. Quello che sono riuscita a realizzare lo devo essenzialmente a queste persone alle quali ho “rubato” cose profondamente diverse ma uniche:

– mio padre e mia madre: lui medico, il rigore della professione con ogni singolo paziente, senza differenze e con abnegazione; lei insegnante esigente con obiettivo “puoi fare meglio o anche di più, sempre”. Ad ogni crollo però, presente;

– il mio primo maestro, Professore Giovanni Pagano, faccio fatica a intrappolarlo nelle parole perchè, per me, da esperto velista quale ancora è, era come il mare: grande. Relazioni umane difficili, lotta per i diritti delle minoranze etniche, cultura, irriverenza…un mix di opposti che andava ben oltre l’ecografia che insegnava;

– il Professore Kypros Nicolaides, il carisma del “maestro”che vive per la ricerca, che evoca curiosità scientifica, che ti spinge a spostare l’attenzione ad ogni passo un po’ più lontano, generoso di sé come nessun altro io abbia incontrato nella mia vita professionale;

– il Dottore Salvatore Pipitone, cardiologo pediatra, il piacere dell’interlocuzione, il confronto, la stima e il rispetto oltre le posizioni che spesso l’età impone…un “farmaco salvavita” per l’autostima (per usare un eufemismo!).

Infine, mi approprio di una frase rubata a Steve Jobs durante una sua conferenza perchè ho sperimentato sulla mia pelle il prezzo di non essere incline alla sottomissione e al compromesso:
“Decidere cosa non fare è tanto importante quanto decidere che fare”.

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